ADRIANO BRAMBILLA
(Cassano d’Adda 1829 – Milano 1885)
Tavolo raffigurante sul piano Banchetto di Erode. Erodiade portante sopra un bacile la testa di S. Giovanni
Stipo raffigurante nel pannello centrale Trionfo di Galatea
Altri pannelli: Corteo di tritoni e nereidi, Due eroti con frecce e faretre su delfini, Una nereide con tritone e amorini, Trionfo di Anfitrite, Ratto d’Europa
Quattro sedie
Due Savonarola
Cassapanca raffigurante sullo schienale Figura femminile allegorica (la Pace ?)
Legno scolpito, intagliato e intarsiato con avorio, madreperla, osso, pacfond
1881 ca.
Inv. 1906, II, 5-6, 8-14
Stipo: h 265 x 170 x 63 cm
Tavolo: h 79,5 x 131 x 94 cm
L’imponente gruppo di arredi realizzati dall’ebanista Adriano Brambilla è collocato nell’ex sala II, “Anticamera verso Nord”, che costituiva l’originario ingresso alle sale della casa-museo di Antonio Borgogna.
Per allestire l’anticamera, che secondo i manuali di arredamento di fine Ottocento doveva comunicare al visitatore lo status sociale e il gusto del proprietario, il collezionista scelse lo stile neo-rinascimentale con richiami neobarocchi.
Si tratta di uno dei più articolati e completi nuclei di opere dell’ebanista milanese, decorati con intarsi “alla certosina” e ammirati da Borgogna all’Esposizione italiana di Milano nel 1881. Il gruppo era composto da uno stipo monumentale, sei sedie di cui due savonarola, un tavolo, una cassapanca e un attaccapanni andato disperso.
I soggetti raffigurati sono derivati da modelli tratti da famose opere pittoriche. Sullo stipo sono presenti Il Trionfo di Galatea, dall’affresco di Raffaello alla Farnesina, Corteo di tritoni e nereidi, Due eroti con frecce e faretre su delfini, Una nereide con tritone e amorini, il Trionfo di Anfitrite e il Ratto d’Europa. Sul tavolo è rappresentato Il banchetto di Erode tratto da un’incisione di Albert Clowet a sua volta ripresa con varianti dal dipinto di Peter Paul Rubens alla National Gallery of Scotland di Edimburgo. Le sedie e la cassapanca sono decorate con eleganti figure in abiti cortesi tratte dal repertorio di incisioni del fiammingo Antonine de Succa (1567-1620).