Bernardino Lanino
(Mortara, Pavia 1512 ca. – Vercelli 1583-84 ca.)
Ultima cena
affresco staccato a massello nel 1750 e strappato nel 1901
dall’antico refettorio della chiesa di San Cristoforo, Vercelli
in deposito dall’Istituto di Belle Arti di Vercelli, inv. 55
133 x 274 cm
Proveniente dall’antico refettorio del convento di San Cristoforo, l’affresco è menzionato nell’inventario dei beni del 1629, in cui si riferisce l’opera al Lanino. Già intorno al 1750 il dipinto venne staccato a massello pochi anni dopo la costruzione di un nuovo cenacolo in cui venne trasferito. L’affresco, inserito in una ricca cornice in bronzo, divenne proprietà municipale dopo l’acquisizione, nel 1867, del soppresso convento. Per le precarie condizioni conservative, nel 1901 l’Istituto di Belle Arti di Vercelli ne curò lo strappo ed il trasporto su tela ad opera dell’estrattista bergamasco Giuseppe Steffanoni. Questi venne colpito dalla qualità dell’opera ed eseguì l’intervento con particolare cura, conservando il maggior spessore possibile di intonaco. Collocato nel 1912 a palazzo Tizzoni Mariani, tra le opere della pinacoteca dell’Istituto, dal 1934 è esposto al Museo Borgogna di Vercelli.
Si deve a Frizzoni nel 1891 la prima attribuzione al Lanino, tuttavia a lungo prevalse il riferimento a Gaudenzio. Emerge infatti l’addolcito linguaggio gaudenziano del giovane Lanino che, pur nella ripresa del noto modello leonardesco milanese (1494-97), ne stempera la concitata atmosfera attraverso una più misurata espressività degli apostoli.
Malgrado la mensa apparecchiata sia oggi solo intuibile, per la perdita di parte della stesura a secco, si intravedono ancora i preziosi calici in vetro, dettagli che trovano un modello nella sensibilità per il quotidiano testimoniata da Gaudenzio in San Cristoforo. L’opera, accostabile al disegno della Pinacoteca di Brera (n. 249 bis), a lungo ritenuto preparatorio ma probabilmente successivo, può essere assegnata al 1533-34, dopo la conclusione del cantiere di Gaudenzio.