GEROLAMO GIOVENONE
(Barengo 1490 ca.-Vercelli 1555)
Madonna e san Giuseppe adoranti Gesù Bambino
Ai lati: san Michele; san Gerolamo in preghiera davanti al crocifisso
Tavola (trittico)
174,5 x 69,5 cm
112 x 53,8; 111,5 x 54 cm
Il trittico di Gerolamo Giovenone, il principale esponente della famiglia che per tre generazioni fu il caposcuola della pittura vercellese, proviene dalla Confraternita di Sant’Antonio dove fu acquistato dall’Istituto di Belle Arti nel 1873.
Le diversità stilistiche avevano fatto pensare in passato ad una diversa provenienza delle tre tavole. Queste diversità in realtà registrano quello spostamento delle coordinate figurative di riferimento dal collega Defendente Ferrari, con il quale aveva collaborato fin dal comune alunnato nella bottega di Spanzotti, alla “maniera moderna” di Gaudenzio Ferrari.
Intorno agli anni Venti, infatti, Giovenone si allontana dai grafismi e dalle ricercatezze preziose di Defendente Ferrari e Spanzotti, abbandona le sue preziose calligrafie nordiche, per dipingere panneggi gonfi e incarnati chiari, colori limpidi, trasparenze e figure più monumentali con maggiore aderenza allo stile gaudenziano.
La figura di san Gerolamo mostra ancora un chiaro modello defendentesco. Nella tavola centrale, sebbene ambientata in un contesto chiuso e dominato dalla fuga prospettica in un ambiente cittadino, tipica delle opere di Defendente, emerge già una maggiore dolcezza e sentimentalismo nella figura della Vergine. Nella posa di Maria si evidenzia inoltre il richiamo diretto all’Adorazione del polittico di Novara in San Gaudenzio di Gaudenzio Ferrari (1514).
Ciò emerge ancora maggiormente nella tavola raffigurante san Michele: si tratta di una citazione esplicita dalla pala di Perugino per la Certosa di Pavia di cui le tavole del secondo registro sono esposte alla National Gallery di Londra (1496-1500).
Questa fase della produzione di Giovenone testimonia la ricezione da parte del pittore del modello peruginesco attraverso la mediazione di Gaudenzio.
Dal 1521 la vicinanza stilistica a Gaudenzio è giustificata anche dalla presenza del fratello, Giuseppe Giovenone il Vecchio, nella bottega del Ferrari.
A partire dal 1529 sarà proprio Gerolamo ad essere il garante per Gaudenzio in occasione della sua attività a Vercelli nella chiesa di San Cristoforo. Alle invenzioni gaudenziane si aggiornerà tutta la bottega, dove fa il suo ingresso anche il giovane Bernardino Lanino, per restare sul mercato e rispondere alle numerose richieste della committenza.
Nel 2015 le tre tavole sono state ricollocate nella cornice novecentesca in stile neo-rinascimentale in cui i tre pannelli del trittico erano assemblati come documentato in una fotografia storica (1950).