Lo scrittore Giorgio Boatti a Vercelli
Lo scorso 23 settembre, abbiamo ricevuto un visitatore speciale: lo scrittore Giorgio Boatti, invitato a Vercelli per la presentazione del suo ultimo libro Portami oltre il buio. Viaggio dell’Italia che non ha paura edito da Laterza. In occasione della passeggiata per le sale del museo, lo scrittore è rimasto incuriosito dalla storia del fondatore Antonio Borgogna e dal prestigio della collezione. Così ha deciso di tornare a trovarci, nel mese di novembre, per visitare la mostra 150° del Canale Cavour.
Nuova luce su Morbelli
Nella sezione dedicata alle acquisizioni del Novecento, è stato il dipinto Per ottanta centesimi! di Angelo Morbelli a focalizzare l’attenzione di Boatti, anche grazie al nuovo sistema di illuminazione. Una nuova luce sull’opera, fulcro della mostra 150° del Canale Cavour, è emersa anche grazie al racconto personale dello scrittore che ha raccontato del suo legame con il mondo contadino e la risaia. Abbiamo trovato così esauriente la sua descrizione della risaia riportata nel libro Un paese ben coltivato che abbiamo deciso di esporla accanto al dipinto per chiarire i dubbi, a volte esposti dai nostri visitatori, sul particolare momento della lavorazione nella camera di risaia.
Giorgio Boatti, L’astuzia e la pazienza
“Io e il riso? Pappa e ciccia da sempre. Lo so cucinare in 61 modi diversi, e se davvero si è ciò che si mangia io e il riso siamo parenti stretti. Poi, non bastasse, sono nato in mezzo alle risaie, dove mia madre ha fatto in tempo a fare non poche stagioni di monda e di trapianto del riso. E se vi viene da domandarvi che differenza ci fosse tra l’una e l’altra vi dico che il trapianto era quando le piantine del riso, cresciute nel vivaio, venivano messe a dimora, piantate una per una, nella risaia. Mentre nella monda la fila delle mondine, sempre ben allineate così da controllare che nessuna perdesse il ritmo imposto dalla più zelante, toglieva le erbacce dalla risaia coperta dall’acqua. Per chi, dalla strada, le vedeva al lavoro era facile capire se fossero all’opera con la monda o con il trapianto: con la monda la fila avanza. E’ in attacco contro le erbe invasive. Con il trapianto, passo dopo passo, arretra. E’ in difesa. Rincula, per non calpestare le piante appena messe a dimora. Ora tutto questo ovviamente non si vede più perché il trapianto costerebbe troppo e così sono state selezionate piante che possono essere seminate direttamente in campo mentre il lavoro del distruggere le erbe infestanti è stato affidato alla chimica dei diserbanti. E, più recentemente, alla selezione genetica. Quelle geometrie che rendevano posto in risaia, l’avanzare e l’arretrare di quelle lunghissime file, facevano pensare ad una disciplina militare. A una tattica che scendeva in campo a fronteggiare il riso come se si stesse conducendo una battaglia dove non bastava la fatica ma occorrevano anche l’astuzia e la pazienza. Perché la partita non era mai del tutto decisa sino a quando le falci non entravano in azione” (Giorgio Boatti, L’astuzia e la pazienza, in Un paese ben coltivato. Viaggio nell’Italia che torna alla terra e, forse, a se stessa, 2014, p. 102)
“Sotto questo tetto abita il bello”
Anche noi ci sentiamo un po’ parte di quell’Italia “irrequieta ma non domata dalla crisi”, di cui parla il suo ultimo libro, e continuiamo metterci alla prova grazie anche all’entusiasmo e lo spirito di persone come lui. Terminata la visita Giorgio Boatti ha infine lasciato un simpatico messaggio sul nostro libro degli ospiti: “sotto questo tetto abita il bello” e noi ce ne prendiamo cura.