Ospitare capolavori è anche un’arte.

Presuppone risorse, spazi idonei, organizzazione, cura e progettualità condivise.

Una missione che il Museo Borgogna ha fatto propria fin dalla sua apertura, nel 1908, quando la “casa-museo” di Antonio Borgogna (1822-1906) aprì al pubblico.

Da allora la collezione originaria si è arricchita di patrimoni di enti e privati.

Un impegno quotidiano dello staff nell’accoglienza, nella cura e nella valorizzazione delle opere d’arte che, alla ricerca di una nuova casa, hanno trovato ospitalità in museo.

Tutto questo nello spirito che fu del fondatore e cioè “Educare al bello ed elevare l’animo” dei suoi concittadini, anche di coloro che avevano meno possibilità di viaggiare e conoscere le arti del mondo.

Promuoviamo iniziative e sosteniamo progetti che favoriscono l’incremento delle collezioni; la realizzazione di nuove attività che mettono in rete culture e patrimoni.

In questa progettualità, si inserisce il progetto con l’Accademia Ligustica di Genova con uno scambio tra patrimoni d’arte.

Museo Borgogna, Sala Cominetti

Ospitare capolavori per promuovere patrimoni

Uno degli aspetti più gratificanti e coinvolgenti del mio lavoro di conservatore museale è quello di prendermi cura del patrimonio artistico del Museo Borgogna e di creare e nutrire relazioni.

Lavorare in rete con altre istituzioni e con studiosi è particolarmente stimolante.

Permette di conoscere meglio il patrimonio, di raccontarlo con maggior efficacia e di costruire attività in reciprocità con altre realtà culturali.

Spesso questo avviene all’interno della rete museale vercellese, come le iniziative della rete MUVV-Musei di Vercelli e di Varallo.

In occasione di una specifica richiesta di prestito di due grandi opere di Giuseppe Cominetti, abbiamo avuto un’ulteriore opportunità di scambio e di valorizzazione condivisa.

La Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella ha infatti promosso e organizzato una mostra sull’artista di origini vercellesi Giuseppe Cominetti. La mostra dal titolo “Giuseppe Cominetti. Divisionismo e futurismo tra Genova e Parigi“, si sta svolgendo a Genova, in più sedi, fino al 4 giugno 2023.

Il Museo Borgogna ha concesso in prestito due grandi tele del 1919 raffiguranti L’Electricité e Le Forgeron. Le due opere solitamente sono esposte nella sala dedicata all’artista dove si trova l’altro grande dipinto con I conquistatori del sole.

Finalmente nella mostra genovese le due opere vercellesi hanno potuto ritrovare la loro “tela sorella” raffigurante L’Edilité. Originariamente, insieme a un’altra tela attualmente dispersa, costituivano un grandioso quadrittico dedicato al tema del lavoro.

Grazie al supporto da parte di Banca Patrimoni Sella, abbiamo progettato con Giulio Sommariva, conservatore dell’Accademia Ligustica di Genova, uno scambio di opere.

I due nuovi ospiti: Nomellini e Merello

Abbiamo selezionato due dipinti novecenteschi della collezione Oberti, donati nel 2000 all’Accademia Ligustica di Genova.

Si tratta del dipinto di Plinio Nomellini raffigurante Lo scoglio di Quarto (1910-12 ca.) e di quello di Rubaldo Merello dal titolo Terrazza fiorita o giardino con glicine (1917-18).

La scelta non è stata casuale anche in relazione alla sala dove abbiamo deciso di esporle al Museo Borgogna. Furono infatti acquisite da Emilio Oberti (1870-1945), un importante collezionista, erudito e bibliofilo nonché appassionato estimatore di Giuseppe Cominetti. Furono poi donate al museo genovese dalla nuora Valeria Rosini Oberti, vedova del figlio Max.

La schedatrice Alessia Meglio al lavoro all’arrivo delle opere.
L’analisi delle opere per la compilazione delle condizioni conservative.

Due opere di paesaggio tra post divisionismo e simbolismo: i coloratissimi scorci liguri

Con la loro particolare pennellata materica, intrisa di colori e luce, le due tele rivelano la profonda conoscenza delle esperienze e delle sperimentazioni cromatiche della stagione ottocentesca per sviluppare un linguaggio personale e innovativo in rapporto alle correnti del Novecento.

Dalla formazione macchiaiola di Nomellini e quella post divisionista della pittura di Merello, entrambi abbracciano, pur con prospettive ideologiche e poetiche differenti, la corrente simbolista.

La tela firmata di Nomellini abbraccia tangenzialmente il tema dell’ideologia risorgimentale. Essa trova, nel famoso dipinto alla Galleria Giannoni di Novara con l’Imbarco dei Mille a Quarto, un precedente nodale per l’impostazione compositiva del più piccolo paesaggio della Ligustica.

Qui Nomellini concentra ancora di più l’attenzione sullo scoglio marino e sull’effetto vaporoso e avvolgente dell’onda del mare che si frange sulla massa rocciosa. Il tutto sfuma nel cielo rosato e illuminato dalla sfera solare. La silhouette di Garibaldi, in cima allo scoglio, con una piccola macchia rossa ai suoi piedi, quasi trascolora nella luminosità della luce calda che la avvolge. La ricchezza timbrica delle pennellate, dense e variegate, che assumono i suoi tipici andamenti della cosiddetta “pennellata ad occhi”, raggiunge per intensità e cangiantismi le migliori prove dell’artista. La visione naturalistica del paesaggio raggiunge una trasfigurazione mitica dove la sinfonia ricercata dei colori traduce l’intensità dei sentimenti e dei valori cari all’artista.

L’omaggio musicale di Angelo Gilardino a Rubaldo Merello

Il nostro sguardo si sofferma sul coloratissimo angolo della terrazza fiorita. Merello la impagina con maestria tra il glicine, la panchina e la scalinata, aprendo lo sguardo al mare tra gli alti pini marittimi.

Mentre osserviamo i dettagli del quadro, ascoltiamo una delle interpretazioni della composizione per chitarra (Studio 49) che il maestro vercellese Angelo Gilardino compose nel 1988 e dedicò al maestro ligure (https://www.youtube.com/watch?v=OgkbnH0vRNE).

Gilardino amava particolarmente la pittura di paesaggio tra Otto e Novecento. Nutrì una particolare sintonia verso Umberto Ravello, un coevo artista vercellese del Novecento, morto in giovane età, il cui capolavoro è custodito tra le opere del Museo Borgogna.

Come per Ravello, la pittura di Merello assume una valenza assolutamente personale che si sviluppa in una ricerca intima e profondamente singolare. Dopo il suo trasferimento nel 1881 a Genova dove frequenta l’Accademia Ligustica e con versatilità si dedicherà sia alla pittura che alla scultura, vive per diversi anni isolato nella baia di San Fruttuoso come un volontario eremita alla ricerca del rapporto più diretto con la natura.

Il suo linguaggio è fondato sul colore come mezzo di trasfigurazione lirica del soggetto naturale. L’accesa e squillante tavolozza che accosta il suo tipico blu intenso con le varianti di rosa e bruni, le forti ombre proiettate che disegnano una trama articolata, lo avvicina alle prove dei pittori espressionisti e fauves.

La sua visione ravvicinata alla Natura e la sua pennellata così caratteristica lo rendono riconoscibile e unico, nonostante la sua morte prematura a soli 50 anni a Portofino nel 1922.

Il Museo Borgogna ha promosso la valorizzazione delle due opere ospiti attraverso visite guidate e un incontro in pausa pranzo il 13 aprile (“Un caffè con…).

Il prossimo appuntamento per conoscere e scrutare i dettagli delle due opere sarà domenica 28 maggio alle ore 15 (L’arte si fa sentire). Sarà un’occasione speciale per salutare i nostri prestigiosi ospiti prima del loro ritorno “a casa” alla chiusura della mostra genovese dopo il 4 giugno prossimo.