L’edificio che ancora oggi ospita il Circolo Ricreativo ha sede nell’antico Convento degli Eremitani Agostiniani di San Marco. Il convento, soppresso nel 1801, venne acquistato insieme alla chiesa nel 1869 da Leon Davide Pugliese-Levi che nello stesso anno vendette la chiesa al Comune. La facciata del palazzo fu decorata da fregi realizzati dal pittore Clemente Pugliese Levi (Vercelli 1855-Milano 1936) di cui i cartoni preparatori sono conservati al Museo Borgogna insieme al dipinto Sole basso, ritorno dal pascolo.
La ex chiesa di San Marco, dopo essere stata trasformata in mercato coperto, oggi ospita la struttura per mostre temporanee “Arca”, mentre i restauri nelle cappelle laterali continuano a svelare nuovi tesori pittorici che riemergono sotto lo scialbo. Parte di questi affreschi strappati a fine Ottocento, quando la chiesa fu trasformata in mercato pubblico, sono esposti al Museo Borgogna. Tra i numerosi lasciti testamentari di Borgogna, destinati ad opere di pubblica utilità ed artistiche, va ricordato il legato di L. 20.000 da destinare al “compimento del campanile annesso alla chiesa di San Marco, lungo la via da piazza Cavour al Teatro, pel decoro della Città”.
Anche Borgogna frequentava, come tutta l’élite vercellese, il Circolo Ricreativo. Nelle sue memorie, il concittadino Camillo Leone, nel 1889 ricorda come: “L’Avvocato Antonio Borgogna, oltre ad essere persona istrutta, è anche molto appassionato per i viaggi all’estero, (…); visitò l’Egitto, la Palestina e rimontò il corso del Nilo, a proposito del qual fiume, di quando in quando, specialmente nelle lunghe sere invernali, trovandosi al Circolo Ricreativo, va via raccontandomi un qualche aneddoto molto interessante. Visitando quei luoghi, ben sovente gli capitò di fare degli acquisti di oggetti molto interessanti, specialmente per la storia di quelle lontane regioni, da dove molti ne asportò e ne conserva fra tante altre cose da Esso Lui colà raccolte. Viaggiò in Persia, vide una parte della Russia, tutta la Prussia, la Danimarca, la Sassonia, dove acquistò varj bellissimi vasi in porcellana così detti di Sassonia, fu in Baviera, Austria, Francia e Spagna e Portogallo. Di Spagna conserva, fra le sue raccolte, varj vasi così detti Hispano-Moreschi, colà acquistati e copiati perfettamente sugli originali colà esistenti e lasciati dai Re Mori nelle Spagne. (…) quest’uomo che [ha] studiato, molto viaggiato e che conosce varie lingue, che è persona molto ricca, specialmente dopo la morte di suo padre, che ama il suo paese natio (…)”.
La collezione di Borgogna aveva infatti assunto un ruolo rilevante per il suo profilo cosmopolita. Orientata inizialmente verso gli artisti contemporanei e le arti applicate di provenienza internazionale, prima di dedicarsi all’arte antica, si distingue dalla coeva raccolta del notaio Camillo Leone e costituisce un unicum nel contesto collezionistico del nord Italia.
Oltre agli acquisti di opere d’arte dalle più importanti aste ed esposizioni nazionali e internazionali, Borgogna raccolse preziosi souvenir di viaggio. Tra questi è particolarmente significativo il nucleo di oltre 450 oggetti che allestì nella sala araba della sua casa-museo oggi in corso di restauro e riallestimento. Per l’allestimento di questa sala Camillo Leone, acquisendo i beni della ex farmacia dell’Ospedale Maggiore messi in vendita nel 1889, decise di regalare al Borgogna due grandi coccodrilli impagliati.
Non mancò tuttavia l’attenzione per la salvaguardia di opere artistiche del territorio come testimonia la partecipazione all’asta della collezione dei marchesi Arborio di Gattinara nel 1899. Insieme a Leone e all’Istituto di Belle Arti, riuscì a garantirsi i lotti più significativi della scuola pittorica del Cinquecento vercellese evitando almeno in parte la dispersione sul mercato.