Ambrogio Antonio Alciati
(Vercelli, 1878- Milano, 1929)
Dama in rosa
1921
olio su tela firmata
151 x 111 cm
Il dipinto venne esposto nel 1921 alla mostra della galleria Pesaro di Milano, con il titolo Ritratto di signora, dove ottenne ottimi riscontri di critica: “Quella leggiadra figura di giovane donna, dal taglio del quadro alla grazia e semplicità della posa, dalla serena e un po’ sognosa espressione del volto alla delicata gamma di tinte dell’abbigliamento, è una delizia” (in “Emporium”, novembre 1921, p. 312). Successivamente la tela fu presentata a Vercelli alla Esposizione artisti vercellesi. Mostra di oreficeria del 1922 dove venne acquistata dal Museo. Nella produzione figurativa dell’artista emerge come tema portante il ritratto femminile dell’alta borghesia realizzato con una pittura di tocco che rimanda alla lezione del maestro Cesare Tallone o di Mosè Bianchi e a influenze internazionali con riferimenti a Eugène Carrière. Sono esposte nella stessa sala, oltre all’Autoritratto, due grandi tele che testimoniano le diverse declinazioni del suo stile, nel passaggio dalla pittura quasi monocroma di soggetto veristico-sentimentale di Tempi tristi (1910) ad una pittura vibrante e dalle tonalità accese in Dama in nero (1917). In Dama in rosa e Dama in nero il pittore si sofferma, oltre che sulla resa delle trasparenze e cangianze dei tessuti, sulla psicologia dei personaggi andando al di là del tradizionale ritratto di rappresentanza.
I dipinti già di proprietà del museo sono esposti insieme a un nucleo di sette opere di Alciati donate nel 2021 da Giulio D’Astore in memoria della moglie Amelia Alciati (Milano 1925- Roma 1918), figlia dell’artista.