MURANO, COMPAGNIA DI VENEZIA MURANO O DOTT. ANTONIO SALVIATI
Ultimo quarto del XIX secolo
Lampada da moschea
Vetro blu, smalti e oro
inv. 1906, V, 125
altezza 19; diametro piede 7,5 cm
La lampada in vetro blu a forma di doppio tronco e imboccatura ampia è decorata con motivi ornamentali di derivazione islamica in oro e smalti rossi e verdi. Quattro anse in vetro cristallo sono disposte sul corpo e il piede risulta applicato. Si ispira nella forma e nella decorazione a modelli islamici del XVI secolo. La Salviati & C. fu tra le prime fornaci muranesi a realizzare lampade da moschea nel 1869 quando il viceré d’Egitto ne commissionò alcuni esemplari. Le lampade da moschea che uscirono dalla fornace Salviati in questo periodo furono eseguite da Antonio Seguso, decorate da Leopoldo Bearzotti e da Antonio Tosi e sono oggi conservate al Museo Vetrario di Murano. La Compagnia di Venezia-Murano espose lampade da moschea sia all’Esposizione di Milano del 1881 che a quella di Chicago del 1893. Questo tipo di lampada continuò ad avere molto successo nella produzione muranese fino alla fine del secolo. Il gusto ottocentesco per l’esotico e per l’Oriente caratterizza anche altre vetrerie europee come quella francese di Philippe-Joseph Brocard, come documentato da un esemplare a smalti con decori islamici del 1873 al Gewerbemuseum di Norimberga. Della produzione di Compagnia di Venezia-Murano la collezione Borgogna ospita inoltre una bottiglia di tipo islamico con corpo globulare schiacciato in smalto blu e lungo collo decorata con motivi naturalistici con analoghe ispirazioni islamiche (inv. 1906, XX, 65; C. Tonini in Suggestioni, colori e fantasie. I vetri dell’Ottocento muranese catalogo della mostra a cura di M. Cisotto Nalon e R. Barovier Mentasti, Padova, Caffè Pedrocchi, 16 novembre 2002-9 febbraio 2003, Cinisello Balsamo (Mi) 2002, pp. 88-91).
Insieme a oltre 450 oggetti e altre opere, la lampada da moschea era parte dello straordinario arredo della sala araba della casa museo di Antonio Borgogna oggi in corso di restauro. La sala era interamente decorata con motivi ispano-moreschi tratti dal repertorio ornamentale dell’Alhambra di Granada, con il colorato “tappeto” pavimentale in ceramica con i motivi della decorazione moresca e la riproposizione di una fontana al centro del pavimento su modello della “Fontana dei Leoni”. Il mobilio e parte degli oggetti che la arredavano, vennero realizzati da Giuseppe Parvis (Breme Lomellina, Pavia 1831- Uboldo, Varese 1909), ebanista attivo al Cairo.