FILIPPO CIFARIELLO
(Molfetta 1864 – Roma 1936)
Les malheureux !!! o I disgraziati
1899
biscuit, firmato e datato
inv. 1906, X, 31 bis
36 x 65 x 35 cm
Il nostro biscuit, che è una particolare tipologia di porcellana non smaltata e dall’aspetto opaco molto adatta ad oggetti di piccole dimensioni, si riferisce al periodo, dal 1895 al 1900, nel quale l’artista pugliese fu direttore artistico della fabbrica di porcellana Dressel, Kister & Cie a Passau in Germania. Qui a suo dire avrebbe plasmato ben 700 modelli in soli cinque anni.
Eseguito con una maestria tecnica eccellente ed evidenzia la predilezione dell’artista per la resa veristica dei dettagli che sarà una caratteristica peculiare della sua produzione scultorea tanto da essere anche fortemente criticato dai contemporanei che non lo ritenevano in grado di modellare in modo così realistico e lo accusavano di formare dal vivo, cioè con l’uso di calchi.
Cifariello, la cui vita personale fu drammaticamente tormentata e conclusa con il suicidio, si distinse anche per la caratterizzazione ritrattistica dei suoi busti-ritratto, con una particolare espressività nel modellato e nella resa psicologica dei modelli, come documenta il nucleo custodito presso la Pinacoteca di Bari. Insieme alla realizzazione di alcuni monumenti, Cifariello trattò anche temi sociali e umanitari in cui si inserisce questo biscuit dal titolo evocativo: I disgraziati o anche “Dolore è vita”. Il drammatico trasporto di un giovane operaio ferito, adagiato seminudo dentro a una portantina sorretta da un altro operaio e da una donna velata, forse a simboleggiare l’allegoria del dolore, ebbe molto successo tanto da essere riprodotto anche in bronzo in 12 esemplari. Uno di questi figurava ancora nell’allestimento del suo studio.
Il gruppo in gesso evoca una sorta di processione laica e il tema si collega a un altro biscuit intitolato L’idea anarchica raffigurante un minatore caduto sul lavoro e trasportato a braccia fuori dalla miniera dai suoi compagni. L’opera di Filippo Cifariello, molto vicina anche come iconografia a quella di Vincenzo Vela intitolata Vittime del lavoro (1882-1895), è dedicata al tema dell’infortunio sul lavoro e nasce in concomitanza con le origini del nostro Stato sociale (1898) diventandone il simbolo, secondo la linea interpretativa e di approfondimento che Flavio Quaranta percorre in una scheda di commento.
Sulla base del gruppo del Museo Borgogna, accanto alla firma, è incisa l’iscrizione: “All’amico caro Sangiorgio dedico 1899”. Dovrebbe riferirsi a Giuseppe Sangiorgi (Massa Lombarda, Ravenna 1850 – Roma 1928), un noto mercante d’arte che fondò la Galleria Sangiorgi a Roma, ben nota al nostro collezionista Antonio Borgogna poiché acquistò diverse opere alle aste battute dall’impresario. Come Borgogna, anche Sangiorgi si distinse come benefattore prodigo verso la sua città natale fondando un asilo e investendo, nel 1902, una grossa somma per allestire una «Casa del pane» in favore dei bambini bisognosi. Sarà lo stesso Cifariello a comporre l’epigrafe commemorativa che il Comune di Massa Lombarda gli volle dedicare nel 1929 accompagnato da una lapide dello scultore Busiri di Roma (L. Bedeschi, L’altra Romagna, 2000 – Page 87).
L’opera del Museo fu acquistata da Antonio Borgogna all’Esposizione di Belle Arti di Roma nel 1899 lo stesso anno della sua realizzazione.