FRANCESCO DI GIROLAMO DA SANTACROCE
(Venezia, 1516- 1584)
Adorazione dei Magi
tavola
inv. 1906, V, 337
43,5 x 53 cm
Il dipinto si presenta come una versione semplificata dell’Adorazione dei Magi di Girolamo da Santacroce della Walters Art Gallery di Baltimora (Inv. 37.261). L’Adorazione di Vercelli è una versione ridotta e presenta alcune varianti come l’assenza degli angeli musici e la raffigurazione dei Magi in una posa leggermente differente. I dettagli dei panneggi, l’ampio utilizzo di blu di lapislazzuli e di colori sgargianti, testimoniano la raffinata esecuzione dell’opera. L’azzurro è utilizzato anche per il mantello del Re in piedi che rivolge lo sguardo allo spettatore. Diversamente dalla versione di Girolamo e dall’iconografia consueta, il Re Mago non è moro, forse in questo caso a rappresentare il ritratto del committente. Lo stemma presente sulla seduta della Vergine, che si riferisce proprio alla committenza, non è stato ancora riconosciuto. E’ immaginabile che solo il prototipo sia stato eseguito dal padre Girolamo, mentre varianti più recenti siano state dipinte dal figlio Francesco, al quale è ascritta da lungo tempo anche questa opera.
La tavola può trovare un confronto anche nell’incisione xilografica di Dürer del 1511 col medesimo soggetto da cui riprende, oltre alle figure principali, anche l’architettura della capanna qui riprodotta fedelmente.
Stilisticamente le opere di Vercelli e di Baltimora richiamano la pittura dei Bellini.
Il dipinto venne acquistato da Antonio Borgogna all’asta Morosini tenutasi a Venezia nel 1894 insieme ad altre due piccole tavole raffiguranti Gesù e la Samaritana al pozzo (Inv. 1906, V, 338) e il Noli me tangere (Inv. 1906, V, 339).