GIOVANNI BATTISTA FERRARIS detto il VICOLONGO
(documentato tra il 1640 e il 1704 ca.)
Cena in Emmaus
olio su tela in cornice intagliata e dorata da Pietro Francesco Bartolino (attivo nella seconda metà del XVII secolo)
ante 1687
Proprietà dell’ASL 11 di Vercelli, in deposito dal Comune di Vercelli, inv. 2008, De, 2
186 x 110 cm
Al pittore Giovanni Battista Ferraris detto il Vicolongo è attribuita la tela raffigurante la Cena in Emmaus in deposito al Museo Borgogna dal Comune di Vercelli, proveniente dall’antico Ospedale Maggiore (Ospedale Maggiore Vercelli inv. 1930 – anno VIII / 489; Città di Vercelli inv. n. 26244).
La scena ritrae un passo del Vangelo di Luca: dopo la morte di Cristo due suoi discepoli, che si trovavano nel villaggio di Emmaus presso Gerusalemme, incontrano un viandante che in seguito, durante la cena, si rivela essere lo stesso Gesù. Sulla tavola apparecchiata per la cena, durante la benedizione del pane, si distinguono un piatto contenente una parte di agnello ed uno con uova sode. Intorno alla tavola i personaggi sono illuminati dai riflessi di una candela. Alle spalle di Cristo, nel buio, emergono le figure di due servitori mentre a destra, in secondo piano, si intravedono le figure dei due discepoli che incontrano Gesù in veste di pellegrino.
L’elaborata cornice dell’opera, intagliata e dorata di gusto barocco, è di tipologia e dimensioni praticamente identiche a quelle del dipinto attribuito al Vicolongo raffigurante il Ritratto del cardinale Guala Bicchieri oggi presso l’Aula Magna dell’Ospedale Sant’Andrea di Vercelli (ASVC, OSA, m. 322, p. 153, 1687 dicembre 18; m. 639, fasc. anno 1687, n. 94, 1687 dicembre 18). Il pregio della cornice viene segnalato da Anna Maria Brizio che nel 1935 cita due cornici ad inquadrare una coppia di tele seicentesche, di poco valore, ai lati dell’ex-altare della cappella gotica, oggi nota come “Salone dugentesco” (Brizio, 1935, pp. 149-150). I documenti contabili del 1687, rintracciati e pubblicati da Giorgio Tibaldeschi, testimoniano infatti il pagamento all’intagliatore Pietro Francesco Bartolino per la realizzazione di due cornici «grandi d’intaglio et indoratura poste nelli archi laterali in chiesa», da riconoscere con buona probabilità nelle due carpenterie. La tela ritraente Guala Bicchieri, il fondatore della basilica di Sant’Andrea, non sarebbe però nella cornice originaria che ospitava in realtà un altro dipinto recentemente ritrovato da Cinzia Lacchia e Laura Berardi nei depositi del Comune e proveniente proprio dal Salone dugentesco.
La tela raffigurante L’angelo e le Marie al sepolcro e sullo sfondo il Cristo risorto, è stilisticamente riconducibile allo stile del Vicolongo e sembra costituire il probabile pendant della Cena in Emmaus. Sia il soggetto che l’impostazione delle scene su due livelli sono analoghi, oltre alle dimensioni della tela coerenti con la cornice in cui è oggi inserito il ritratto di Guala Bicchieri. Sarebbe quindi convincente un’originaria collocazione delle due tele con scene raffiguranti il Cristo risorto nell’antica cappella dell’Ospedale. Il dipinto di Guala Bicchieri sarebbe invece stato esposto nelle infermerie insieme ai ritratti dei benefattori, come documentano anche i dati del restauro per la presenza delle polveri nere emesse dalle stufe delle infermerie, e trasferito nell’attuale cornice solo in occasione dello spostamento novecentesco nella nuova sede dell’Ospedale.
Al Vicolongo l’Ospedale aveva infatti corrisposto nel 1684, lire 139,10 per un gruppo di ritratti di «benefattori dell’Hospitale da esporsi nel salone del medesimo» (ASVC, OSA, Quietanze, 1684 marzo 29).
Il nome del pittore Vicolongo, attivo nel vercellese nella seconda metà del XVII secolo, emerge anche in altri documenti contabili dell’archivio dell’Ospedale che testimoniano il pagamento di lire 270 per «sette pezzi di quadri posti nelli archi della chiesa» da identificarsi con alcune delle quattordici lunette del “Salone dugentesco” raffiguranti Storie della vita di Cristo (ASVC, OSA, m. 322, p. 156, 1687 dicembre 30; m. 639, fasc. anno 1687, n. 130). A Vercelli realizzò opere anche per le confraternite di Sant’Anna e di San Bernardino, per le chiese di San Lorenzo e San Tommaso, per il convento di Santa Margherita e, sul territorio, si ricorda l’intervento a Crescentino per la confraternita di San Michele.
(da A. Meglio scheda n. I.5 in La Magna Charta. Guala Bicchieri e il suo lascito. L’Europa a Vercelli nel Duecento, Vercelli 2019, pp. 111-113).