GIOVANNI BATTISTA NALDINI
(Fiesole 1537 ca.-Firenze 1591)

Apollo citaredo e le nove Muse

Diana sorpresa da Atteone

olio su rame
inv. 1906, sala XV, 170-171
32 x 24 cm

Le due piccole opere di Giovanni Battista Naldini rappresentano storie mitologiche in un linguaggio pittorico raffinato e prezioso, proprio di un genere, la pittura su rame, destinato ad una committenza aristocratica e colta. Il dipinto raffigurante Apollo mostra il dio che suona la cetra sul monte Elicona, attorniato dalle Muse e accompagnato dal cavallo Pegaso. Cupido stende un cartiglio con la scritta “mentis apollineae vis has movet undique musas” (“la potenza dello spirito di Apollo muove le Muse ovunque”) tratto dal carme tardo-antico Nomina Musarum. L’opera raffigurante Diana ritrae una scena tratta dalle Metamorfosi di Ovidio (III, vv. 138-252) in cui Atteone sorprende Diana nuda (in piedi a sinistra con il crescente lunare in testa) mentre fa il bagno con le Ninfe. Il cacciatore viene trasformato in cervo dalla dea e qui appare in fondo a destra già con la testa ferina in procinto di essere sbranato dai suoi stessi cani. Le due composizioni sono accomunate da evidenti intenti moraleggianti richiamando a principi di virtù da perseguire tramite l’esercizio delle arti e della cultura. I rami sono entrati nella collezione di Antonio Borgogna nel 1897 quando il collezionista li acquistò all’asta milanese della collezione Mylius di Genova. Riferiti inizialmente al Poppi, sono stati correttamente attribuiti a Naldini da Paola Barocchi (1965, p. 24) mettendo in relazione il dipinto raffigurante Apollo con un disegno di Monaco (Staatliche Graphische Sammlung, inv. 2287) ed uno di Copenaghen (Statens Museum for Kunst, inv. KKS11105). La stesura lucente con effetti assimilabili agli smalti, la compostezza statuaria di impronta classicista dei nudi rosati, le forme allungate e a resa minuta delle preziose acconciature consentono di datare le opere dopo il viaggio a Roma dell’artista (1577-1589) in tempi prossimi alla Deposizione per Santa Croce conclusa nel 1584. La cultura artificiosa e l’eleganza estenuata li pongono inoltre in relazione con due pannelli eseguiti da Naldini per lo Studiolo di Francesco I nel 1570-1572.

(da E. Capretti in Il Cinquecento a Firenze. “Maniera moderna” e controriforma, catalogo della mostra a cura di C. Falciani e A. Natali, Firenze, Palazzo Strozzi, 21 settembre 2107-21 gennaio 2018, Firenze 2017, V 8-9, p. 226, tavv. p. 227).

Giovan Battista Naldini, Apollo citaredo e le nove Muse, olio su rame, Vercelli, Museo Francesco Borgogna
Giovan Battista Naldini, Diana sorpresa da Atteone, olio su rame, Vercelli, Museo Francesco Borgogna