GIUSEPPE GIOVENONE IL GIOVANE
(Vercelli, 1524-1608 ca.)
Compianto sul Cristo morto
tavola
inv. Istituto di Belle Arti n. 93
231,5 x 154 cm
La tavola, in deposito all’Istituto di Belle Arti di Vercelli, che la acquistò nel 1928, proviene dalla collezione della famiglia Olgiati di Vercelli dove si trovava dal 1865. L’opera riprende in modo puntuale il cartone preparatorio dell’Accademia Albertina di Torino realizzato da Bernardino Lanino sul modello iconografico di Gaudenzio Ferrari (1538-40, Torino, Galleria Sabauda). Il dipinto di Gaudenzio costituisce il prototipo cui s’ispira Lanino che ripropone e interpreta il soggetto con particolare frequenza a partire dal Compianto proveniente dalla chiesa di San Sebastiano a Biella (1545, Torino, Galleria Sabauda). Negli stessi anni Lanino dipinge anche l’analogo Compianto per San Giuliano a Vercelli oggi alla Pinacoteca dell’Arcivescovado (1547). La ripresa del cartone da parte di Giuseppe Giovenone il Giovane è così precisa da far pensare ad una rapida diffusione fra gli artisti gaudenziani che attingeranno a questo modello fino alla fine del Cinquecento. Nella tavola del Borgogna, databile entro il settimo decennio del Cinquecento, emerge l’insistita rilevanza anatomica della figura di Cristo estranea ai modi del Lanino e da ricondurre allo stile di Giuseppe Giovenone il Giovane. Nel lavoro di équipe della bottega di seconda generazione giovenoniana, Giuseppe svolge un ruolo di primo piano. Ciò sarebbe confermato da un documento del 1583 relativo alla divisione dei beni della bottega alla morte di Gerolamo in cui Giuseppe ottiene l’affidamento dei cartoni preparatori. Dalla cultura giovanile maturata sugli affreschi di Lanino a Vercelli, Milano e Novara il pittore si rivolge, sotto lo stimolo del più anziano cognato Lanino, in direzione dell’ambiente milanese, prima dei leonardeschi come tramite di un linguaggio più colto e aristocratico, e poi del più moderno esempio di Bernardino Campi.