LEONARDO BISTOLFI (Casale Monferrato 1859 – La Loggia, Torino 1933)
con ARTURO STAGLIANO (Guglionesi-Campobasso 1867-Torino 1936)
Targa commemorativa per Piero Lucca raffigurante Cerere e figure maschili
1907-1908
bozzetto in gesso con elementi ad altorilievo, bassorilievo e parti incise su base in legno nero
inv. 1924 (?), Do, 2
gesso: 40 X 54 X 10 cm
basamento: 6 x 56 x 12
L’altorilievo raffigura, al centro della composizione, una donna nuda, con un panneggio che le scivola ai piedi mentre avanza trattenendo sul capo un mazzo di spighe di grano. Ai suoi lati due figure maschili, nude e semi sdraiate in posizione ribaltata, sono modellate in un leggero rilievo. L’uomo di spalle regge un badile mentre quello frontale trattiene un oggetto rettangolare di cui non è ancora sicura la definizione (una seminiera, cioè il contenitore dei semi utilizzato per la semina a spaglio oppure si tratta di un chiusino usato per regolare il flusso di acqua nei canali oppure è un libro dei conti ?).
La composizione allegorica con la figura di Cerere, divinità materna della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, che la leggenda tramanda avesse insegnato agli uomini a coltivare i campi, rimanda alla biografia del personaggio a cui venne dedicata la targa. Come indica l’iscrizione dedicatoria presente solo nella fusione in bronzo tratta dal modello in gesso: a sinistra “A PIERO LUCCA/ L’ASSOCIAZIONE FRA AGRICOLTORI VERCELLESI /26 LUGLIO 1907” e la sigla dell’artista “LB”; a destra: “VIS HUMANA DOMANS GLEBAS / FECUNDAT IN AEVUM. HECTOR STAMPINI” (“La forza umana dominando/lavorando le zolle/la terra feconda in eterno”). Ettore Stampini (Fenestrelle, Torino 1855-Torino 1930), ideatore dell’iscrizione latina che evoca le Georgiche di Publio Virgilio Marone, era un noto docente di letteratura latina dell’Università di Torino e direttore della prestigiosa Rivista di filologia e di istruzione classica.
Proprio nel corso dell’Assemblea ordinaria dell’Associazione fra gli Agricoltori del Vercellese del 29 ottobre 1907, il Presidente ingegner Vincenzo Ricci comunicava l’intenzione del consiglio direttivo di realizzare una pergamena, ad opera dell’artista vercellese Ferdinando Rossaro, e una targa artistica, commissionata allo scultore Leonardo Bistolfi, quale segno di riconoscenza verso il deputato e onorevole vercellese Piero Lucca per quanto si era speso a favore del progresso dell’agricoltura e per la tutela degli interessi degli agricoltori (in “Nuova Gazzetta Vercellese” del 29 ottobre e del 1 novembre 1907).
Il 3 novembre dello stesso anno si tennero appunto le onoranze per il giubileo parlamentare del Lucca (25 anni) puntualmente registrate dalla stampa cittadina che riferisce anche della mancata consegna della targa perché ancora in lavorazione da parte di Bistolfi (“La Nuova Gazzetta del Vercellese” del 5 novembre 1907). Nella vicenda di committenza dell’opera è coinvolto anche Francesco Borgogna, primo presidente del Museo e membro di diverse associazioni agrarie cittadine. Sandra Berresford ha infatti segnalato una corrispondenza di Borgogna a Bistolfi, rintracciata nell’Archivio bistolfiano donato recentemente al Museo Civico di Casale Monferrato (purtroppo non datata), dove il presidente del museo si fa portavoce della richiesta dell’associazione vercellese di dedicare “un bel momento della sua mente vigorosa e creatrice” per la targa destinata all’onorevole Lucca.
Piero Lucca, originario di Casale Monferrato (1850- Roma 1921) era un ingegnere agrario che, dal 1882 al 1909, sedette ininterrottamente alla Camera, dove si affermò come uno dei capi del “partito agrario”. Fu sottosegretario all’Interno del Ministero Rudini dal 10 febbraio 1891 al 25 aprile 1892 e, sconfitto da Mario Abbiate, fu nominato senatore e più volte sindaco di Vercelli. Fu presidente dell’Associazione generale operaia, fondò il quotidiano “La Nuova Vercelli” (G. Giordano in Vercellesi illustri i sindaci 2014, p. 86) e sostenne la creazione dell’“Associazione fra gli agricoltori del vercellese”, promossa dalla fine del 1901 da Eusebio Saviolo, uno dei più noti imprenditori agricoli, e presieduta dal marchese Vincenzo Ricci (Rigazio 2001, pp. 213-215). Gli scopi spaziavano dall’esigenza di seguire le innovazioni tecnologiche, dalla necessità di essere presenti nei dibattiti sui problemi dell’agricoltura in ambito parlamentare e governativo, ai patti di lavoro e al collocamento della manodopera (Bracco 2002, p. 116). Lo Statuto stabiliva infatti di “promuovere e favorire in ogni modo il miglioramento dell’agricoltura, non disgiunto dal benessere delle classi lavoratrici, considerato come precipuo elemento di pace sociale e di vero progresso, e di patrocinare in tutte le contingenze della vita gli interessi di coloro che si applicano alla coltivazione dei campi” (Rigazio 2001, p. 217).
A Vercelli di fronte all’Abbazia di Sant’Andrea, la figura del Lucca è ricordata dalla fontana che prese il nome di “acqua del Lucca” e dal suo busto-monumento commissionato allo scultore e senatore Edoardo Rubino (Torino 1871–1954), inaugurato il 4 novembre 1937 (Onoranze di Vercelli al senatore Piero Lucca, in “Il Popolo d’Italia”, 5 novembre 1937).
Piuttosto numerosa è la produzione di targhe commemorative o celebrative realizzate dallo scultore casalese. La presenza del marchio LB sulla versione bronzea, -per la quale però Sandra Berresford nella monografia bistolfiana del 1984 (p. 263) nutriva qualche perplessità sull’attribuirgliene interamente la paternità-, insieme alla documentata commissione a Bistolfi che abbiamo rintracciato convincono della sua autografia ma alcune caratteristiche stilistiche e di modellazione plastica aprono la possibile presenza della mano di un altro scultore dell’atelier bistolfiano. La collaborazione ben attestata con il collega Arturo Stagliano (Guglionesi-Campobasso 1867-Torino 1936) può essere avanzata, secondo una intuizione suggerita da Walter Canavesio, per la prassi di lavoro comune tra i due scultori e per una certa somiglianza con un disegno inciso da A. Casaccia per la torinese Arti Grafiche Mossa e Floris, pubblicato da A. Panzetta (Arturo Stagliano (1867-1936) Sculture e Disegni, Moncalieri, Torino 1999, p. 47 n° 10 e scheda p. 104 incisione 22×30, “Figura allegorica” datata al 1904-1910 ca.).
La targa con una figura femminile al centro dalle fluenti linee liberty, affiancata da due scene di operai al lavoro con le figure maschili rese in stiacciato, progettata per un diploma o un premio, potrebbe essere collegata all’ideazione compositiva della nostra. Lo stile di Stagliano, come quello di Leonardo Bistolfi intorno al 1907, è influenzato dal neo-michelangiolismo, con la raffigurazione di figure maschili di nudi eroici, come appare nella targa dell’artista casalese per Cesare Vivante (Roma, 1907-1908, ill. accanto, catalogata nel repertorio di Bistolfi, in Berresford 1984, p. 264, scheda III.50). I modelli in gesso patinato per i bassorilievi laterali della Vivante sono infatti conservati e considerati come opere di Stagliano da Panzetta (1999, p. 53, e scheda p. 106).
Da un punto di vista tecnico, il gesso del Borgogna è stato ottenuto tramite calco, come evidenziato dalla linea che corre verticalmente lungo il lato sinistro della figura di Cerere, ad indicare l’uso di due valve. Sul retro dell’opera compare anche una data incisa “1 Giugno 1908” che potrebbe avvalorare la possibilità che si tratti di una replica e, forse, della data di consegna effettiva dell’opera al Lucca, visto che Bistolfi non era riuscito a consegnarla in tempo per le celebrazioni del novembre 1907 e, pur avendone progettato la composizione, potrebbe aver lasciato al collega la sua realizzazione. Stagliano, diversamente dagli altri collaboratori di Bistolfi, aveva un rapporto paritario con il maestro che lo definiva “mio fratello nell’arte” e aveva una bottega indipendente. Non stupisce l’assenza della firma, spesso non presente nelle opere che realizzava nell’atelier di Bistolfi per precisa volontà dell’artista casalese, titolare e unico referente di quanto usciva dal suo studio di scultura.
L’opera non è documentata nell’inventario del collezionista Antonio Borgogna, fondatore del Museo, che aprì al pubblico dopo la sua morte con l’inaugurazione nell’ottobre del 1908. Sono ben documentati invece i rapporti di amicizia e di committenza tra Bistolfi e il nipote, l’avvocato Francesco Borgogna primo presidente del museo, di cui accanto al gesso è esposto il suo busto in marmo scolpito proprio dallo scultore casalese. Supponiamo quindi che sia stato Francesco Borgogna ad aver destinato al museo vercellese la targa in gesso anche in considerazione del suo ruolo di intermediazione descritto sopra.
Il colore verde che è emerso sulla superficie durante il restauro è riconducibile alla stesura di colore cosiddetta “distaccante” che veniva usato per aiutare lo scultore nell’estrazione del calco in gesso dalla matrice realizzata con lo stesso materiale per evitare di intaccare la superficie del positivo. Il rilievo della donna è mutilo del braccio destro.