MANIFATTURA FIORENTINA (?)

 Il ratto di Deianira

copia dal Ratto di Deianira da Giambologna (1576), Parigi Musée du Louvre

seconda metà del XIX secolo

argento brunito

inv. 1906, XV, 31 

Il soggetto è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio (Metamorfosi, IX, vv. 101-133) e descrive un episodio della storia di Deianira, sposa di Ercole. Si tratta del momento in cui Ercole si trova con Deianira presso un fiume impetuoso e incautamente chiede aiuto al centauro Nesso per condurre l’amata sulla sponda opposta. Durante il passaggio Nesso si innamora della fanciulla e cerca di rapirla, momento a cui allude il nostro gruppo in argento, ma Ercole lo uccide scagliandogli un dardo avvelenato. Prima di morire, Nesso dona a Deianira la sua veste intrisa di sangue dicendole che le avrebbe assicurato l’amore eterno del marito ma in realtà questo dono ha un potere venefico. Anni dopo infatti, quando Ercole si invaghisce di Iole, Deianira, pensando di poter riavere l’amore del marito, sparge la tunica col sangue di Nesso. Ma non appena Ercole tocca la veste, una tremenda ferita si apre su tutto il corpo e l’eroe, in preda ad atroci sofferenze, muore dandosi fuoco. Deianira, disperata, si toglie la vita.

La scena è rappresentata con grande pathos accentuato dal dinamismo e dalla torsione del gesto di Deianira che, gettata sulla schiena del centauro cerca di divincolarsi e, con una forte torsione del busto, spingendo con un piede sulla schiena di Nesso, protende indietro le braccia e la testa per la disperazione.

L’opera, realizzata in argento brunito, fu acquistata da Borgogna dall’antiquario Giuseppe Sangiorgi di Roma con l’attribuzione a Benvenuto Cellini. Il modello, da cui furono tratte numerose repliche, è tratto dal bronzetto di Jean de Boulogne detto il Giambologna (Douai 1529- Firenze 1608), datato 1576 e conservato al Louvre (OA 11896; COUR 176). Il Giambologna riprende lo stesso tipo di impostazione dominata dalla dinamica torsione delle figure e dai molteplici punti di vista, nella sua più nota scultura fiorentina alta oltre 4 metri, il Ratto delle Sabine (1580-1583, Firenze, Loggia della Signoria), il cui modello originale in terra cruda è esposto alla Galleria dell’Accademia di Firenze (Inv. Scult. N. 1071)

Ratto di Deanira argento brunito Museo Borgogna Vercelli