PIETRO LIBERI
(Padova 1605 – Venezia 1687)
Antiope addormentata con Giove in forma di Satiro e amorini
1660 circa
olio su tela
185 x 225 cm

Il dipinto venne donato dall’avvocato Francesco Borgogna, primo presidente del Museo e nipote del collezionista, nel 1923 con l’attribuzione al pittore fiammingo Antoon Van Dyck. Le affinità stilistiche, oltre al il soggetto mitologico più volte replicato da Van Dych, come nella tela raffigurante Giove e Antiope (1620 ca.) al Musée des Beaux-Arts di Gand, giustificavano la prima attribuzione. Ad una versione autografa del pittore oggi perduta si rifanno le repliche in Scozia (Longniddry, Gosford House) e Monaco (Alte Pinakothek) nelle quali la relazione con la tela del Borgogna si fa più stringente. L’attribuzione a Pietro Liberi è stata per la prima volta avanzata a Vittorio Viale da Aldo Briganti in una comunicazione orale. Il restauro, avvenuto nel 2004, ha confermato attraverso dati tecnici l’assegnazione al pittore: il tipo di tessuto impegnato e l’uso di più pezze assemblate come supporto sono consuetudini tipiche dell’artista veneto. La scena ritrae il tentativo dei putti di preservare il sonno di Antiope dalla seduzione di Giove che, in forma di Satiro, li allontana con gesto enfatico e furente. A lungo la sensuale figura di Antiope è stata erroneamente indicata come Diana, Ninfa o Venere dormiente. Il richiamo nel gigantismo delle figure a Giulio Romano e il cromatismo influenzato da Tiziano vengono ribaditi dalla critica che colloca l’opera intorno al 1660.

Pietro Liberi, Antiope addormentata con Giove in forma di Satiro, olio su tela, Vercelli, Museo Borgogna
Pietro Liberi, Antiope addormentata con Giove in forma di Satiro, particolare, olio su tela, Vercelli, Museo Borgogna