RAYMOND BARTHÉLEMY 
(Toulouse 1833-Montrouge 1902)
Ganimede e l’aquila di Giove
marmo
inv. 1906, XX, 13
Libera copia da una statua antica opera romana del II secolo d.C. da un originale greco del tardo IV secolo a.C., marmo, Roma, Musei Vaticani – Galleria del Museo Chiaramonti
150 x 65 x 35 cm

Il gruppo venne acquistato da Antonio Borgogna all’Esposizione Internazionale di Monaco del 1879 (p. 74, n. 2260) dove è indicato come opera di Raymond Barthélemy. Lo scultore francese, formatosi all’Ecole des Beaux-Art di Parigi, espose per la prima volta al Salon parigino nel 1859, dove ricevette negli anni successivi importanti riconoscimenti, e risiedette a Roma tra il 1861 e il 1865. 
Ganimede e l’aquila di Giove rappresenta una libera copia da una statua antica, opera romana in marmo del II secolo, da un originale greco del tardo IV secolo a.C. (Roma, Musei Vaticani, galleria Chiaramonti). Un Ganimede con l’aquila con una diversa posa dello stesso artista, datato al 1868, si trova ora al Museo d’Orsay di Parigi (RF 850) e fu esposto all’Exposition Universelle di Parigi nel 1878. 
La posa non si discosta dall’interpretazione che diede di questo soggetto Bertel Thorvaldsen di cui un Ganimede stante con l’aquila di Giove ai piedi, andato disperso, venne concepito a Roma nel 1804, commissionato dalla contessa russa Irina Worontsova insieme a Bacco, Amore e Psiche, Venere e Apollo. Una versione successiva fu realizzata nel 1818 (Museo Narodowe di Poznam, Polonia) e un’altra versione, privata dell’aquila, fu tradotta in marmo dopo il 1820 (Copenaghen, Thorvaldsen Museum, A854). In queste opere Thorvaldsen riprese i temi canoviani con un’impostazione frontale, a rappresentare il motivo classico della quiete. 
Secondo il mito Ganimede, figlio del re troiano Tros, aveva suscitato per la sua bellezza straordinaria la passione di Giove che, tramutatosi in aquila, lo rapì per farne in Olimpo il coppiere degli dei. Come nell’opera di Thorvaldsen, che cercò di rendere nella sua figura un nuovo modello di bellezza maschile in età giovanile, espresso in un’anatomia diversa da quella eroica, anche qui Ganimede è raffigurato nella semplicità della posa frontale delle figure stanti, aggiungendo l’attributo della grazia ma secondo un ideale austero e pensoso.

R. Barthélemy Ganimede Museo Borgogna Vercelli