Giovedì sono stato ospite del Museo Francesco Borgogna Vercelli, dovevo raccontare di baci, balene e di Omero e non entravo in un museo da gennaio.Siete già rientrati in un museo dopo i mesi in cui ci siamo raccontati (e abbiamo vissuto) l’orrore?No? Beh, a me è successo così: mentre camminavo e attraversavo le sale espositive, mentre ogni angolo, ogni parete, ogni scorcio mi raccontava luce, meraviglia e stupore io mi sono sentito sbalordito. Sopraffatto. E’ stato come ritrovare un tesoro. Un tesoro facile, quasi infantile: il tesoro del bello.Chissà se durante i giorni della segregazione, quando nessuno le vedeva, le Madonne con bambino dipinte nel 700 hanno appoggiato il pargolo Gesù per rilassare le braccia tese nello sforzo di sostenerlo da secoli. Chissà se i San Sebastiani in olio su tela si sono levati le frecce per disinfettare un pochino le ferite, chissà se gli amanti del bacio sono finalmente passati a effusioni più selvagge entro i limiti delle loro cornici dorate.Chissà cosa succede alla bellezza quando non la guardiamo? Si rilassa, si sfoga, diventa meno bella? Appassisce? Diventa più umana, e quindi imperfetta, la bellezza quando non la guardiamo? Se non guardassimo i girasoli di van Gogh per anni chi ci assicura che non li troveremmo trasformati solo in polvere grigiastra?
Quel che mi ha sbalordito è stato pensare che come una storia non esiste se nessuno la ascolta, così la bellezza non esiste se nessuno se ne nutre.Il bello si nutre della bellezza che ci dona in nutrimento.Giovedì, dopo mesi, al Museo Borgogna, ho avuto l’impressione di aver interrotto un digiuno dal bello che mi aveva reso rachitico, denutrito, anoressico di stupore. Senza bellezza siamo tutti più brutti, più poveri.Tempi feroci i nostri, ma ridare al bello il posto che merita mi sembra un buon modo di ingentilirli. E poi forse il brutto in sé non esiste, è solo la mancanza di bello. Prendersi cura del bello è un buon vaccino contro ogni bruttura.Con Cinzia Lacchia Alessia Meglio
Scritto da Alessandro Barbaglia sul suo profilo facebook dopo l’appuntamento in Museo di giovedì 9 luglio 2020.