Scimmie in museo, scimmie nello spazio
#confrontinaspettati tra le scimmie di Guida galattica per gli autostoppisti e quelle di Gabriel Cornelius von Max.
Discendenti delle scimmie
C’è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro–verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono […] incredibilmente primitive. È così che Douglas Adams, autore di Guida galattica per gli autostoppisti, ci descrive. Esseri talmente arretrati che credono che gli orologi da polso siano un’invenzione fantastica. Sempre più umani pensano che sia stato un grosso errore smettere di essere scimmie e abbandonare gli alberi.
Sebbene queste siano le premesse, Douglas sceglie proprio un uomo come protagonista del suo romanzo: Arthur Dent. Umanoide talmente sfortunato che si ritrova senza casa e senza pianeta nella medesima giornata!
Arthur vivrà numerose avventure nello spazio, talmente no sense da fare riflettere sulla nostra esistenza.
Incontrerà persino delle scimmie che vogliono discutere con lui di una nuova sceneggiatura dell’Amleto che hanno scritto.
Umanizzare questi animali, nella letteratura e nell’arte, è molto consueto. Spesso dietro alla loro presenza si celano caos e sfrenatezza, ma non mancano altre letture più positive.
Scimmie su porcellana smaltata
Al Borgogna esiste una raffinata riproduzione su porcellana smaltata delle Scimmie come critici d’arte di Gabriel Cornelius von Max. La copia è opera della Reale Manifattura di Berlino e di Dresda, specializzata in questo tipo di oggetti di grande qualità, di cui esistono altri esempi all’interno della collezione. Sembra, infatti, che Antonio Borgogna volesse creare una personalissima “galleria portatile” formata da porcellane smaltate. Queste opere, tutte in formato ridotto, sono tratte da dipinti di pittori tedeschi e olandesi del Seicento e dell’Ottocento. Il collezionista aveva potuto apprezzare tali dipinti nei musei di Vienna, Dresda, Monaco e Berlino, dove erano conservati.
Scimmie come critici d’arte (originale Affen als Kunstrichter) fa parte di questa vicenda. La copia su porcellana smaltata trae ispirazione dall’omonimo dipinto, datato 1889, conservato alla Neue Pinakothek di Monaco. Non stupisce che l’opera abbia suscitato interesse in Borgogna, la sua copia incuriosisce e coinvolge moltissimo anche i nostri visitatori.
In primo piano un gruppo di scimmie contempla, più o meno
attentamente, un dipinto di cui si intravede la cornice dorata. Il fatto che queste rappresentino critici d’arte fa sorridere e riflettere. Oggi, come ieri, l’arte è vittima inconsapevole di abusi. La materia viene declassata dalla presunzione degli studiosi che vogliono far prevalere la propria opinione su quella degli altri. Proprio come le scimmie di Gabriel von Max. Primati dallo sguardo assente ma con la presunzione di poter dare significati a qualcosa che va oltre la loro concezione.
Rappresentare scimmie nell’arte
Come detto, dietro alla rappresentazione delle scimmie si celano moltissimi significati; di seguito eccone alcuni. Molte volte sono raffigurate in veste di uomini essendo l’animale più vicino a noi. In alcuni casi sono rappresentate per sbeffeggiare la società contemporanea al pittore. Le scimmie, inoltre, sanno replicare i gesti umani con grande fedeltà. Rappresentarle con un pennello in mano o accanto ad una statua, spesso, sintetizza la capacità dell’arte di rispecchiare il reale.
Le scimmie rappresentano la sregolatezza, la fame smodata e l’incapacità di reprimere l’istinto; dove passano loro vige la confusione. Rappresentare una scimmia legata ad una catena spesso simboleggia gli istinti primordiali tenuti a freno.
Tuttavia, non mancano letture positive dell’animale. Nella cultura cinese sono elogiate per scaltrezza ed intelligenza e in quella tibetana rappresentano la coscienza sensibile, seppure incostantemente.
Le altre scimmie del Borgogna
Altre scimmie trovano spazio all’interno della collezione del museo Borgogna. Una scimmia legata in vita con una catena è presente nel dipinto cinquecentesco Enea alla corte di Didone. Nella sala araba due divinità dell’antico Egitto rassomiglianti scimmie in marmo rosso stanno sedute su uno degli stipi del Parvis. Al primo piano un scimmietta assai golosa è intenta a mangiare da un cesto di frutta e verdura. Il piccolo rame è attribuito alla bottega di Jan Van Kessel, pittore fiammingo del Seicento. Di fronte a quest’ultimo, trovano posto due scimmiette all’interno dell’opera Allegoria della terra. La tavola riprende un dipinto autografo conservato alla Galleria Doria Pamphilj di Jan Brueghel il vecchio e Hendrick van Balen.
Sara Agnelli