Questo mese #museodifferente gioca con la stregoneria e con una strega particolare. In museo, si presta particolarmente bene all’argomento il trittico di Edmond Van Hove . Si tratta di una tavola raffigurante L’alchimia, l’Inquisizione e la Scolastica realizzata nel 1888 dall’artista belga Edmond Van Hove. Il trittico ci presenta nel pannello centrale una giovane donna nuda, stesa su un tavolo. La ragazza è torturata dagli inquisitori con un pungolo. Secondo le dicerie infatti, erano numerose le modalità in cui era possibile confermare la possessione demoniaca e, di conseguenza, l’effettiva pratica della stregoneria da parte della vittima. Tra questi, un metodo prevedeva l’uso di un pungolo alla ricerca di un punto di non sensibilità al dolore.
Van Hove, la strega e il revival medievale
Edmond Van Hove, pittore di Bruges vissuto tra Ottocento e Novecento, è protagonista di una delle particolarità della collezione museale. Antonio Borgogna infatti collezionò con passione non solo i fiamminghi del Cinquecento e del Seicento, ma anche i suoi contemporanei. Una rarità questa che contraddistinse l’avvocato vercellese dal tradizionale collezionismo ottocentesco. Dall’opera si deduce ugualmente bene come fosse vivo in Borgogna l’interesse per le differenti tecniche artistiche. Van Hove infatti, realizza un’opera riprendendo la stesura pittorica e l’impostazione a trittico tipica della tradizione artistica fiamminga antica.
Nella tavola sinistra è raffigurata l’Alchimia: un uomo in veste nera bordata di pelliccia intento nella lettura e nei suoi esperimenti. Sullo sfondo gli ‘strumenti del mestiere’: alambicco, mortai e pestelli. La tavola centrale raffigura una scena di Inquisizione: la strega, abbandonata sul tavolo, è circondata dagli inquistori. Uno di loro la trattiene per un braccio e cerca con un pungolo il punto di non sensibilità per provarne la possesione demoniaca.
Sulla tavola destra, a fare da contraltare all’Alchimia, Van Hove dipinge la Scolastica: un frate domenicano circondato dai libri.
Presentando Alchimia, Inquisizione e Scolastica, il pittore punta a stimolare nell’osservatore una riflessione tra le differenti modalità del sapere. Da una parte la scolastica con il suo sapere classificatorio basato esclusivamente sull’intelletto e sul dogma religioso. Dall’altra l’Alchimia come metafora del sapere basato sull’esperienza diretta, sulla sperimentazione.
Jules Michelet, Borgogna e le donne
Il soggetto con la strega e l’Inquisizione si spiega facilmente anche grazie alla diffusione del libro di Jules Michelet, La sorcière. Lo storico francese, docente alla Sorbona, pubblicò il libro nel 1862, dedicando lo scritto alla raccolta delle dicerie e dei luoghi comuni sulla donna come strega. Michelet, in realtà, focalizza il testo sulla condanna dell’inquisizione e sul potere della scienza in grado di salvare dal buio delle superstizioni. Ree di aver condotto persecuzioni e torture su donne che cercavano di liberarsi del loro status subalterno, Michelet condanna le istituzioni religiose, l’Inquisizione in particolare.
Un’idea, quella del riscatto della posizione sociale della donna, molto cara ad Antonio Borgogna. Nel corso della sua vita, Borgogna finanziò la nascita di istituti socio assistenziali, ma non solo. Si impegnò per favorire l’istruzione e la formazione professionale per donne e per i ceti meno abbienti. Grazie a Borgogna, nacque a Vercelli la scuola di pizzi e merletti che permise a molte donne di ottenere una certa autonomia economica. Finanziò inoltre borse di studio in medicina, che servirono a formare alcune tra le prime donne medico d’Italia.